Un breve viaggio tra quotidianità, economia e religione
Prima di tutto, vogliamo ringraziarvi per il supporto e l’interesse che avete mostrato per le piccole curiosità legate al vino e all’antica Roma che vi abbiamo proposto in questi mesi!
Proprio per questo motivo abbiamo deciso di raccogliere tutte le informazioni in un articolo così che possiate trovare tutto a disposizione senza dover ripercorrere le nostre pagine social.
Partiamo dall’inizio.
Il vino e la vinificazione
Il vino, nella storia dell’uomo, ha occupato un ruolo sempre molto importante sotto molti aspetti della vita quotidiana, ma anche a livello economico e religioso.
L’Italia, nel corso dei secoli, ha ricoperto un ruolo di spicco nella produzione del vino tanto da donarle il nome di Enotria, ovvero terra dei vini ai tempi dell’antica Roma. Ve lo aspettavate?
Una delle prime domande che ci si pone quando si pensa alla vinificazione è: come facevano in antichità a produrre il vino? Insomma, sappiamo bene quanto siano delicate, lunghe e complicate le procedure di vinificazione con le attrezzature e le tecnologie moderne, di conseguenza diamo per scontato che ai tempi dell’antica Roma fosse quasi impossibile.
Invece, anche i Romani, da abili vinificatori, avevano i loro trucchi! Alcuni stratagemmi per controllare il sapore finale del vino prodotto comprendevano l’aggiunta di altri ingredienti come latte di capra, miele o erbe a seconda delle necessità. In questo modo si sono andate a creare moltissime varietà di vino, alcune di esse squisitamente aromatizzate e uniche nel loro genere.
In Valle di Susa è documentata la presenza di viti coltivate ancora prima dell’arrivo dei Romani. Già i Celti, infatti, si occupavano della produzione di vino nella valle, così, al loro arrivo, ai Romani bastò ottimizzare e migliorare la produzione per creare un vero e proprio commercio. Questa è una testimonianza di come il vino aveva una grande importanza per tutte le culture nel corso della Storia.
L’invecchiamento è forse la procedura più importante nella produzione del vino perché andrà a modificarne oltre al sapore anche il valore. I Romani lo sapevano bene, infatti, alcuni dei vini più pregiati venivano lasciati invecchiare tra i 15 e 20 anni! Il più famoso tra questi è il Falernum, solitamente prodotto in 3 varianti: dolce, sottile, austero, il migliore secondo Plinio.
Ad oggi, l’Italia continua ad essere una delle produttrici di vino più apprezzate a livello mondiale grazie anche alla sua vasta offerta di qualità, alcune delle quali uniche nel loro genere. I più venduti sono il Prosecco, il Chianti e il Lambrusco, ma era così anche nell’antichità? Un grande competitor a livello di produzione vinicola, all’epoca dell’antica Roma, era la Spagna, nonostante questo alcuni vitigni del sud Italia si sogno guadagnati il loro spazio. Nello specifico, fino all’inizio del regno di Augusto, i più apprezzati erano: il Falernum, il Caecubum e l’Albanum coltivati in Lazio, Campania e Sicilia.
Vi abbiamo detto quanto fosse importante il vino anche nella vita di tutti i giorni, così tanto da richiedere la necessità di un arbitro. Ai giorni nostri “l’arbitro” è un mestiere legato principalmente al mondo dello sport, ma ai tempi degli antichi romani era spessissimo legato anche all’ambito del vino! Proprio così: durante i banchetti veniva estratto a sorte un “arbiter bibendi”, ovvero colui che aveva il compito di non bere nemmeno una goccia di vino e controllare che nessuno degli altri ospiti si ubriacasse. Potremmo pensare a un compito ingrato, ma questa usanza ci fa capire quanto fosse comunque importante per i Romani mantenere un certo decoro anche duranti i momenti conviviali.
Il vino e la religione
Come abbiamo già detto, questa bevanda era al centro di tante cerimonie. All’interno del pantheon delle divinità romane possiamo trovarne una il cui simbolo era proprio il vino: Bacco. Durante il corso dell’anno molte festività erano legate a questa divinità e il suo culto ha raggiunto anche un potere politico assai rilevante e influente sulla popolazione. Il senato, ad un certo punto, si è trovato costretto a smantellare i templi dedicati alla divinità per limitare l’influenza dei sacerdoti ritenuta minacciosa per la politica dell’epoca.
A conferma dell’importanza del vino nella vita degli antichi romani vi segnaliamo la presenza di due festività legate proprio alla produzione della bevanda. La prima era celebrata in aprile e onorava l’apertura delle botti della stagione precedente; la seconda in agosto per celebrare la nascita, la crescita e la maturazione dei nuovi grappoli. Inutile dire che ovviamente ogni celebrazione era coronata da rituali e ricchi banchetti come previsto da moltissime delle festività romane.
Il vino e il commercio
Ovviamente la grande produzione e la forte richiesta di vino stimolarono un fiorente commercio. Per questo motivo, ad oggi, possiamo avere un’idea molto chiara di come veniva trasportato attraverso l’Impero.
Il mosto, una volta preparato, veniva posto in dei dolia ovvero dei contenitori in ceramica molto grandi (potevano contenere fino a 2000l), interrati, dove il vino veniva lasciato fermentare. Una volta pronto per il commercio, era posto in contenitori a più piccoli sigillati e siglati per identificare il produttore e il tipo di vino, ed erano poi a loro volta inserite in strutture apposite che ne evitassero il movimento durante il trasporto principalmente marittimo. Dal I secolo si è passato invece alle botti, più comode e facili da trasportare, molto simili a quelle che utilizziamo ancora oggi!
In alcuni musei, tra cui il MAC di Vercelli [link MAC], è possibile vedere delle ricostruzioni fedeli di come le anfore di vino venissero trasportate.
Un’ altra importante testimonianza di questo grande commercio è una collina a Roma chiamata “Testaccio”, ma come può una collina testimoniare una cosa del genere? Perché non è una collina naturale, bensì nata dal deposito continuo di cocci di anfore avvenuto nel corso del tempo fino ad arrivare ad un’altezza di 35m per 850m di diametro!
Ma dove veniva smerciato il vino?
Nei mercati, ma anche nelle tabernae come quelle che si possono ammirare a Pompei, oppure in luoghi più simili alle nostre trattorie o locande: i popinae. A differenza delle tabernae, dove principalmente si consuma in piedi, come nei moderni bar, nelle popinae si poteva mangiare e bere da seduti e spendere più tempo in convivialità. Una curiosità che a noi oggi può sembrare molto strana è che il vino veniva principalmente servito caldo!
Molte informazioni utili sull’importanza del vino nell’antica Roma, le abbiamo potute scoprire anche grazie ad una bottiglia di vino perfettamente conservata al museo della città tedesca di Spira. Al momento è la bottiglia di vino più antica al mondo ed è stata ritrovata in una tomba di due coniugi benestanti risalente al IV secolo d.C.!
E le Ville romane di Almese e Caselette?
Al momento alle Ville romane di Almese e Caselette non abbiamo evidenze di ritrovamenti di vino o viticultura. Difficilmente si può pensare ad un commercio legato al vino, proprio per l’assenza di evidenze, ma nulla toglie che riuscissero a produrne per soddisfare il fabbisogno interno delle Ville.
Speriamo che questo approfondimento sul vino e sulla viticultura nell’antica Roma sia di vostro gradimento e se avete domande o curiosità ci trovate sui nostri canali social di Instagram e Facebook come Arca di Almese. Oppure potete sempre venire a trovarci alle Ville romane di Almese e Caselette e partecipare alle visite gratuite guidate dai nostri archeologi!
Ci vediamo in Villa!